
La trombofilia è una condizione che comporta un’aumentata tendenza del sangue a coagulare, predisponendo a trombosi venose o arteriose. Gli eventi trombotici possono manifestarsi come trombosi venosa profonda negli arti inferiori, embolia polmonare, ictus cerebrale, infarto miocardico o complicanze durante la gravidanza.
Il test genetico per la trombofilia analizza varianti in geni chiave coinvolti nella coagulazione del sangue, individuando predisposizioni genetiche alla trombofilia.
Questo test fornisce informazioni fondamentali per valutare il rischio individuale e adottare misure preventive personalizzate, come modifiche dello stile di vita o trattamenti farmacologici, al fine di ridurre la probabilità di sviluppare complicanze trombotiche.
Conoscere la propria predisposizione genetica alla trombofilia offre un grande vantaggio: la possibilità di agire in anticipo. Grazie a questo test, puoi adottare misure preventive personalizzate per ridurre il rischio di eventi trombotici.
La trombofilia è una condizione patologica che aumenta la predisposizione del sangue a formare coaguli (trombi) all’interno dei vasi sanguigni, un fenomeno noto come trombosi. I soggetti con trombofilia sono a rischio maggiore di sviluppare eventi trombotici, che possono portare a complicazioni gravi come trombosi venosa profonda (TVP), embolia polmonare (EP), ictus ischemico e infarto miocardico. La trombofilia può essere causata sia da fattori genetici, che alterano i normali meccanismi di coagulazione del sangue, sia da fattori acquisiti, come l’uso di contraccettivi orali o lo stile di vita sedentario.
Un aspetto cruciale della gestione della trombofilia è la diagnosi precoce, che può essere facilitata dai test genetici. I test genetici per la trombofilia sono strumenti fondamentali per identificare mutazioni nei geni che codificano per i fattori di coagulazione, permettendo di individuare i pazienti a rischio e di personalizzare i trattamenti preventivi.
Il sistema di coagulazione sanguigna è un processo altamente regolato, che coinvolge una serie di proteine plasmatiche note come fattori della coagulazione. Questi fattori agiscono in sequenza per fermare il sanguinamento e formare un coagulo stabile. Tuttavia, il sistema di coagulazione deve essere attentamente bilanciato, poiché un’eccessiva attivazione può portare alla formazione di coaguli inappropriati, causando trombosi.
La trombofilia si verifica quando ci sono alterazioni in questo sistema di coagulazione, che favoriscono la formazione di trombi. Queste alterazioni possono essere ereditarie o acquisite:
1. Trombofilia ereditaria: Causata da mutazioni genetiche che alterano la funzionalità di alcuni fattori della coagulazione. Tra le forme ereditarie più comuni di trombofilia, ci sono la mutazione del fattore V di Leiden, la mutazione della protrombina (G20210A), e i difetti nei geni della proteina C, proteina S e antitrombina.
2. Trombofilia acquisita: Questa forma di trombofilia si sviluppa in risposta a fattori ambientali o a condizioni patologiche. Ad esempio, l’uso di contraccettivi orali, l’immobilizzazione prolungata (come dopo un intervento chirurgico), la gravidanza o alcune malattie autoimmuni possono favorire la formazione di trombi.
1. Fattore V di Leiden:
La mutazione del fattore V Leiden è la causa genetica più comune di trombofilia ereditaria. In questa condizione, una mutazione nel gene del fattore V rende questo fattore resistente all’azione della proteina C attivata, un anticoagulante naturale. La resistenza alla proteina C attivata aumenta la propensione alla formazione di coaguli. I portatori di una sola copia mutata del gene (eterozigoti) presentano un rischio aumentato di trombosi, mentre i portatori di due copie (omozigoti) hanno un rischio significativamente maggiore.
2. Mutazione della protrombina (G20210A):
La mutazione G20210A nel gene della protrombina aumenta i livelli di protrombina nel sangue, un fattore di coagulazione che facilita la formazione di trombi. Le persone che portano questa mutazione sono più vulnerabili alla trombosi venosa, in particolare nella TVP e nell’embolia polmonare.
3. Deficit di Proteina C, Proteina S e Antitrombina:
La proteina C, la proteina S e l’antitrombina sono tutti anticoagulanti naturali che regolano il processo di coagulazione. Il deficit congenito di uno di questi fattori può portare a un’eccessiva attivazione della coagulazione e un aumento del rischio trombotico. Questi deficit sono associati a una maggiore incidenza di trombosi venosa profonda, embolia polmonare e complicanze in gravidanza, come aborto spontaneo e preeclampsia.
4. Mutazione MTHFR:
Anche se meno frequentemente correlata alla trombofilia, la mutazione nel gene MTHFR (metilenetetraidrofolato reduttasi) può aumentare i livelli di omocisteina, un amminoacido che, se presente in concentrazioni elevate, è noto per essere un fattore di rischio per trombosi. Tuttavia, il legame tra mutazioni MTHFR e trombosi è ancora oggetto di studio, con alcune ricerche che suggeriscono un aumento del rischio solo in presenza di altri fattori predisponenti.
Le persone con trombofilia sono spesso asintomatiche fino a quando non si verifica un evento trombotico. Le principali complicanze legate alla trombofilia includono:
– Trombosi venosa profonda (TVP): Formazione di coaguli nelle vene profonde, solitamente nelle gambe. I sintomi includono gonfiore, dolore e rossore nella zona interessata.
– Embolia polmonare (EP): Se un coagulo proveniente da una TVP si stacca e raggiunge i polmoni, può causare un’embolia polmonare, con sintomi come dolore toracico, difficoltà respiratoria e, nei casi gravi, collasso cardiaco e morte improvvisa.
– Accidenti ischemici: La formazione di trombi nelle arterie cerebrali può causare ictus o attacchi ischemici transitori (TIA), con conseguente paralisi o altri danni neurologici.
– Gravidanza: Le donne con trombofilia hanno un rischio maggiore di aborti spontanei, preeclampsia, ritardo di crescita intrauterina e complicazioni trombotiche durante la gravidanza.
Il test genetico per la trombofilia è uno strumento diagnostico fondamentale per identificare mutazioni genetiche che predispongono alla formazione di trombi. L’utilità del test genetico risiede nella sua capacità di:
1. Diagnosi precoce: Identificare le mutazioni genetiche che predispongono alla trombofilia permette di intervenire precocemente e adottare strategie preventive, riducendo il rischio di eventi trombotici futuri.
2. Valutazione del rischio individuale: I test genetici possono essere utilizzati per valutare il rischio trombotico in pazienti con storia familiare di trombosi o in pazienti che hanno già avuto un evento trombotico. In base ai risultati, è possibile personalizzare il trattamento preventivo, che può includere l’uso di anticoagulanti, calze compressive o modifiche dello stile di vita.
3. Gestione della gravidanza: Le donne con trombofilia sono a rischio di complicazioni in gravidanza, tra cui aborto spontaneo, trombosi placentare e preeclampsia. Il test genetico consente di identificare le donne a rischio e di implementare un trattamento anticoagulante (ad esempio, eparina a basso peso molecolare) durante la gravidanza per prevenire tali complicazioni.
4. Trattamento personalizzato: Conoscere il tipo specifico di trombofilia genetica consente di ottimizzare il trattamento anticoagulante. Ad esempio, i portatori della mutazione del fattore V di Leiden potrebbero necessitare di un regime anticoagulante più aggressivo in presenza di altri fattori di rischio, come l’immobilizzazione post-operatoria o l’uso di contraccettivi orali.
La trombofilia è una condizione che aumenta il rischio di trombosi venosa e complicazioni gravi, ma la diagnosi precoce e la gestione personalizzata del rischio possono migliorare significativamente il pronostico dei pazienti. I test genetici per la trombofilia sono strumenti essenziali per identificare le mutazioni genetiche che predispongono alla formazione di coaguli, permettendo una diagnosi precoce e un trattamento preventivo mirato. La loro applicazione nella pratica clinica, soprattutto nella gestione della gravidanza e nella profilassi post-operatoria, ha contribuito a ridurre il numero di eventi trombotici gravi e migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Riferimenti
– Makris, M., & Pavord, S. (2019). *Inherited Thrombophilia and Its Role in the Pathogenesis of Venous Th
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