La celiachia, o enteropatia da glutine, è un’intolleranza permanente al glutine contenuto nelle farine di grano, orzo, farro, segale e avena. Ha una frequenza di circa l’1% nella popolazione italiana e la maggior parte delle persone (90%) non sanno di averlo.
Essa colpisce non solo nei primi anni di vita ma anche nell’età adulta (40-50 anni), in particolare, la celiachia nell’adulto si presenta spesso senza segni gastrointestinali e pertanto la diagnosi è fatta tardivamente con gravi conseguenze in termini di sviluppo di complicanze e malattie associate. In alcuni individui predisposti, l’introduzione di glutine con la dieta causa danni a livello del tratto intestinale, dove avviene l’assorbimento degli alimenti.
Dopo un periodo di durata variabile, il celiaco va incontro a malassorbimento intestinale che può provocare: – diarrea – dimagrimento – carenza di varie sostanze (vitamine, sali minerali) – anemia – malattie della pelle
La presenza di una forte componente genetica nella Malattia Celiaca è stata dimostrata dal coinvolgimento dei geni del sistema HLA nella suscettibilità verso la malattia e l’indagine genetica ha, in questi ultimi anni, acquisito un’importanza sempre maggiore. Numerosi studi riportano che la malattia celiaca si associa frequentemente alla presenza di specifici geni del Sistema HLA, codificanti per le due condizioni dette DQ2 e DQ8.
Il test genetico di predisposizione alla celiachia mediante la ricerca delle forme DQ2 e DQ8 presenta un valore predittivo negativo molto forte ed ha un significato predittivo positivo per la diagnosi della malattia celiaca. Inoltre in individui con sintomi, a cui è stata prescritta una dieta priva di glutine per un periodo di tempo significativo, il test genetico è spesso la sola via diagnostica.
Manifestazione Clinica
La malattia celiaca puo‘ mostrare anche in eta‘ pediatrica un ampio spettro di manifetsazioni cliniche. La cosidetta forma classica si manifesta tra i sei mesi di vita e i due anni dopo l’introduzione del glutine nella dieta, mentre la forma atipica presenta un tipico ritardo. La forma dell’adulto si presenta abbastanza frequente (1/100) e puo’ esordire a qualsiasi eta’, anche oltre i 65 anni. Negli adulti la sintomatologia e’ molto varia.
Oltre alla manifestazione clinica esistono diverse sindrome genetiche associate alla malattia stessa, come la sindrome di Down, di Turner di Williams, la Fibrosi Cistica e la Cistinuria. A queste si sommano anche malattie autoimmunitarie associate come la Tiroidite di Hashimoto, Artrite cronica giovanile, l’Atassia Autoimmune, Cirrosi Biliare autoimmune e Diabete Giovanile di Tipo 1.
Patogenesi della Celiachia
La patogenesi della celiachia risiede nell’ attivazione dei linfociti T da parte di peptidi derivati dalle proteine del glutine. Il riconoscimento del complesso HLA-gliadina da parte dei linfociti T, porta alla loro attivazione ed alla espansione clonale dei linfociti B secernenti anticorpi. Inoltre, i linfociti T_CD4+ rilasciano altre citochine che promuovono vari processi infiammatori e causano le tipiche lesioni intestinali. Caratteristica peculiare del morbo celiaco è la presenza di linfociti T_CD4+ infiltranti la lamina propria e di linfociti T_CD8+ infiltranti l’epitelio intestinale.
La malattia celiaca ha una componente immunogenetica: in media, nei soggetti europei affetti, è presente l’eterodimero DQ2 (nel 90% dei casi) o DQ8 (nel 5-10% dei casi), codificati dal sistema HLA di classe II. Per circa il 99% dei casi, chi non presenta tali varianti non è predisposto alla patologia, mentre gli individui con questi assetti vengono definiti suscettibili. I peptidi derivati dal glutine, particolarmente ricchi di glutammina, sono eccellenti substrati per l’enzima tTG (transglutaminasi tissutale), che hanno una maggiore affinità per le molecole HLA-DQ2 ed HLA- DQ8.
Oltre all’esame istologico e ai test sierologici, è utile procedere alla ricerca degli alleli di suscettibilità alla celiachia; infatti almeno il 99% dei celiaci hanno i marcatori DQ2-DQ8, contro il 30% circa della popolazione generale. L’ eterodimero DQ2 è codificato dagli alleli: DQA1*0501-DQB1*0201 in linkage con DRB1*0301 e DQA1*0201-DQB1*0202 in linkage con DRB1*07, mentre l’eterodimero DQ8 è codificato dagli alleli DQA1*03-DQB1*0302 in linkage con DRB1*04. La determinazione dell’aplotipo HLA-DQ2/DQ8 riveste un ruolo fondamentale sopratutto nei familiari di primo grado dei soggetti celiaci per escludere completamente i soggetti a rischio.
PREDISPOSIZIONE ALLA CELIACHIA
La predisposizione alla celiachia è una patologia multifattoriale ad elevata componente genetica. Ciò è dimostrato dal fatto che la concordanza tra gemelli monozigoti è superiore all’85%, mentre tra gemelli dizigoti la percentuale di predisposizione non è significativamente diversa da quella osservata comunemente in fratelli non gemelli; questo indica che i fattori ambientali, a parte l’ingestione di glutine, hanno un modesto impatto nello sviluppo della patologia.
La predisposizione alla celiachia è geneticamente legata, nella maggior parte dei casi, all’espressione degli eterodimeri HLA DQ2/DQ8 molecole in grado di legarsi alla gliadina formando il complesso antigene-anticorpo responsabile dell’attivazione dei linfociti, rilascio di citochine ad azione pro-infiammatoria e danno istologico ai villi intestinali.
La tipizzazione HLA ha un fortissimo valore predittivo negativo pertanto se sia il DQ2 che il DQ8 sono assenti non vi è quasi nessuna possibilità di sviluppare la malattia; viceversa, se sono presenti, la malattia è possibile, ma si deve tener presente che anche il 30-35% della popolazione generale presentano questi antigeni senza sviluppare la patologia. Un aspetto importante è cercare di chiarire quali siano le condizioni in cui la tipizzazione genetica può essere uno strumento utile nella diagnosi di celiachia:
Nei casi in cui i pattern sierologici e/o bioptici risultano “bordeline”
Nei familiari dei soggetti in cui sia stata già posta diagnosi di celiachia
Nei soggetti in cui sia difficile proporre l’esame bioptico (es. età pediatrica)
In tutti questi casi uno screening genetico preliminare assume una importanza fondamentale per intraprendere l’iter diagnostico. Recentemente l’European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (ESPGHAN, 2012) ha proposto nell’età pediatrica una importante strategia diagnostica: nei casi con segni e sintomi suggestivi di malattia celiaca e con presenza di anticorpi anti-TG2 (Anticorpo anti-transglutaminasi tissutale 2 ) superiori a 10 volte il limite normale, la positività del test genetico servirebbe per conferma diagnostica allo scopo di evitare la biopsia intestinale. Inoltre, nei bambini asintomatici ad alto rischio di celiachia il test HLA viene consigliato come indagine di I livello.
PREDISPOSIZIONE GENETICA ALLA CELIACHIA TEST GENETICI
La celiachia viene diagnosticata con difficoltà a causa dell’eterogeneità della sintomatologia e spesso gli atleti sono colpiti da stanchezza, anemia, spossatezza, crampi, senza capirne il motivo. Un lavoro del 2005 racconta di una pallavolista che ha dovuto smettere di giocare, perché presentava crampi muscolari, fatica, perdita di peso e di massa muscolare, anemia. Dopo una serie di esami e diagnosi sbagliate le è stata diagnosticata la celiachia e data una dieta gluten free: dopo qualche mese è tornata a giocare come professionista. Questa ragazza, infatti, presentava uno stato di mal nutrizione, con carenza di ferro e di vitamina D, ma una volta seguita una dieta gluten-free e bilanciata, è riuscita a recuperare la forma fisica e ad avere una performance migliore.
Il problema più grande è che gli atleti celiaci devono essere seguiti maggiormente rispetto agli altri, in quanto è necessario dare loro una dieta equilibrata sia in macronutrienti che in micronutrienti; infatti gli atleti utilizzano una dieta ricca di carboidrati e, perciò, è devono consumarli, ma senza glutine, come per esempio il grano saraceno, il riso e fiocchi di mais e nel contempo tenere sotto controllo i livelli delle vitamine e l’eventuale presenza di anemia. La diagnosi di celiachia è importante per qualsiasi persona, ma negli atleti ancora di più, perché hanno un dispendio energetico elevato che deve essere compensato e, inoltre, devono avere un’ottima prestazione fisica.
Freeman HJ. Adult celiac disease and the severe “flat” small bowel biopsy lesion. Dig Dis Sci. 2004 Apr;49(4):535-45. Dieterich W, Ehnis T, Bauer M, Donner P, Volta U, Riecken EO, Schuppan D. Identification of tissue transglutaminase as the autoantigen of celiac disease. Nat Med. 1997 Jul;3(7):797-801. Rossi T. Celiac disease. Adolesc Med Clin. 2004 Feb;15(1):91-103.