E’ il test prenatale non invasivo più avanzato, che analizza il DNA fetale estratto da un campione di sangue materno, per rilevare potenziali alterazioni cromosomiche.
Il test consente di individuare anomalie cromosomiche sia a livello numerico (aneuploidie) che strutturale, fenomeni alla base di alcune tra le patologie genetiche più comuni, come la Sindrome di Down, la Sindrome di Edwards, la Sindrome di Patau e altre disordini legati ai cromosomi sessuali.
Il test offre una valutazione approfondita su 9 livelli di analisi, garantendo un quadro informativo estremamente completo e preciso già a partire dalla 10ª settimana di gravidanza, con un altissimo grado di affidabilità.
Le aneuploidie sono anomalie del numero di cromosomi in una cellula. In condizioni normali, le cellule umane hanno 46 cromosomi (23 coppie), ma nelle aneuploidie si verifica un guasto nella distribuzione dei cromosomi durante la divisione cellulare, portando a un numero anomalo di cromosomi.
Le aneuploidie possono essere di due tipi principali:
Monosomia: quando manca un cromosoma di una coppia. Ad esempio, nella sindrome di Turner, le persone hanno un solo cromosoma X invece di due.
Trisomia: quando c’è un cromosoma in più come la sindrome di Down, dove c’è una copia extra del cromosoma 21 (trisomia 21).
Gravidanze in cui è controindicata la diagnosi prenatale invasiva (es. rischio di aborto spontaneo)
Il test prenatale non invasivo è eseguibile a partire dalla 10a settimana di gestazione (calcolata dalla DUM) a cui ogni futura mamma può sottoporsi.
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